Puntata di Sereno Variable sulla Chieti Sotterranea
Servizio di Sereno Variabile – RAI2 del 14 gennaio 2017
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Gli speleologi si calano nei sotterranei tra le antiche cisterne. Già eseguiti i rilievi, ora i reperti saranno ricoperti d’asfalto.
CHIETI. Prima visita nelle viscere di piazza San Giustino dopo un segreto lungo almeno cento anni. E torna alla luce una città antica, raccontata negli atti storici conservati all’Archivio di Stato ma rimasta nascosta e mai vista prima. Ieri mattina, gli speleologi dello Speleo club di Chieti e del Centro appenninico ricerche sotterranee si sono calati fino a 10 metri di profondità per esplorare quei luoghi tornati d’attualità dopo i primi scavi necessari a trovare conferme alle indicazioni storiche da affidare, poi, ai progettisti della piazza San Giustino del futuro.
«I ragazzi sono scesi in una cisterna già conosciuta e rilevata sulle mappe», spiega Marida De Menna, archeologa dello Speleo club di Chieti, «si tratta di un’area di 13 metri di larghezza per circa 9 di altezza, con due ingressi, costruita il 1878 e 1880 e usata come riserva d’acqua prima della costruzione dell’acquedotto cittadino che risale al 1891. Probabilmente», dice De Menna, «era una cisterna aggiuntiva a quella già esistente alla Civitella e utilizzata per alimentare la fonte al centro della piazza. Poi, fu chiusa e, per un centinaio di anni, nessuno ci è più entrato». Lo Speleo club, guidato dal presidente Fabrizio Di Primio, ha scattato foto e video da consegnare alla Sovrintendenza archeologica e ai progettisti impegnati a studiare la riqualificazione di piazza San Giustino, gli architetti Gianfranco Scatigna e Maria Cicchitti. Ma il progetto da 1,5 milioni per rivoluzionare il centro con meno parcheggi e forse una fontana monumentale e adesso anche la valorizzazione dei reperti si ritrova già appeso a un filo perché il governo Conte ha sospeso i fondi dal decreto periferie stanziati, con la firma del 18 dicembre scorso a palazzo Chigi, dal precedente governo Gentiloni.
Gli speleologi dello Speleo club teatino hanno ispezionato la cisterna tra le due gradinate della cattedrale: «I rilievi fatti», dice De Menna, «confermano quanto riportato sui documenti storici e confermano anche un eccezionale grado di conservazione». In questa zona, poco più avanti verso il centro della piazza, si trova un mosaico che potrebbe essere databile tra il I secolo avanti Cristo e il I dopo Cristo.
Gli esperti del Centro appenninico ricerche sotterranee, con la guida di Errico Orsini, hanno eseguito i rilievi dentro l’altro locale scoperto davanti all’ingresso del tribunale: si tratta di un sotterraneo a volta di circa 6 metri di larghezza e 12 di lunghezza quasi interamente invaso da terra. Insieme a Orsini, curatore regionale del catasto della Società speleologica italiana (Ssi) per le cavità artificiali, hanno operato anche Marta Di Biase e Federico Palazzese, tutti membri della commissione nazionale cavità artificiali della Ssi. Non si sa ancora a cosa servisse in passato questo locale: potrebbe essere un antico magazzino oppure le segrete dell’ex carcere.
Ci vorrà tempo per provare a sfruttare i siti storici per attirare i turisti della cultura. Adesso, in attesa che la Sovrintendenza archeologica detti le direttive da seguire al Comune per i lavori, i reperti di piazza San Giustino torneranno al sicuro sotto una colata di asfalto: «Grazie agli speleologi abbiamo ottenuto rilievi a costo zero. Adesso, la zona sarà ricoperta provvisoriamente di asfalto», spiega l’assessore ai lavori pubblici Raffaele Di Felice, «non saranno usate le mattonelle perché, a breve, dovrebbero partire i lavori». Sì, ma quando? «Speriamo presto», dice l’assessore, «l’obiettivo è partire l’anno prossimo».
(da Il Centro del 2 settembre 2018)
Via dei Tintori, riaperti dopo anni gli antichi cunicoli.
CHIETI. Lunghe file in attesa di poter entrare nelle viscere di via dei Tintori riportate agli antichi splendori dopo anni di abbandono. «Un successo inaspettato» sottolinea con un velo di orgoglio l’assessore ai Lavori pubblici Mario Colantonio «che ha attestato la presenza di circa mille persone». Le visite ai tre cunicoli dell’ipogeo dell’antico quartiere di Porta Pescara, 600 metri circa di lunghezza in totale, sono iniziate alle 9,30 e concluse alle 18. Nei prossimi giorni le ex cantine e pozzi risalenti presumibilmente all’epoca romane e utilizzati fino al 1700-1800 verranno di nuovo chiusi per consentire l’ultimazione di alcuni lavori. L’ipogeo potrà tornare ad essere visitato da metà giugno in poi con visite guidate a cura delle associazioni culturali teatine. (y.f.)
(da Il Centro del 30 maggio 2011)
Esattamente sulle pendici occidentali del Monte Scarafano sorge un piccolo bacino artificiale collegato ad un sistema di irrigazione che alimenta una centrale idroelettrica: si tratta dell’affascinante lago di Capodacqua. Nel 1965 venne costruita una diga per sbarrare il corso superiore del fiume Tirino, in prossimità della frazione di Capestrano. Qui numerose sorgenti naturali immettono all’interno del bacino continui flussi di aria fresca ed estremamente limpida che confluiscono a valle nel Tirino stesso. Si tratta di uno specchio d’acqua davvero affascinante, non per questo attira ogni anno un numero sempre più elevato di curiosi e appassionati sub provenienti da tutto il mondo!
All’interno del lago son presenti due mulini e un colorificio costruiti in prossimità della sorgente di Capo D’Acqua; il colorificio è tutt’ora visibile in superficie, mentre i mulini versano in condizioni assolutamente ottime pur se immersi costantemente sott’acqua. Il colore cristallino del lago ne permette una visione quasi ottimale di queste strutture, che quasi vanno a creare un luogo misterioso, sommerso ed affascinante. Anche il selciato (che costituiva i viottoli antichi) si è mantenuto praticamente intatto e veniva un tempo percorso dai contadini con il loro carico di grano. Si stima che anticamente questi ruderi si estendevano su di una superficie particolarmente vasta pari a circa 400 mq e si possono facilmente osservare i resti di due arcate murarie e le piattabande in legno di porte e finestre che hanno resistito per tutto questo tempo.
(da Neveappennino del 14 marzo 2018)
Per la sua costruzione furono impiegati 30000 uomini e con i suoi quasi 2000 anni è considerata tra le più grandiose imprese idrauliche dell’antichità, I Cunicoli di Claudio a Capistrello, eredità dell’imperatore arrivata fino a noi dal 41 d.C., pensata per tenere a bada le pericolose acque del Fucino, che allora quando esondava inondando tutte le colture locali dei paesi rivieraschi.
40 pozzi e un sistema di gallerie laterali, con un tunnel lungo 5600 metri che porta le acque in eccesso del Fucino a sfociare nel suo emissario, il fiume Liri, che da Avezzano arriva fino a Capistrello.
Sulle pareti delle discenderie, scavate nel 1 sec. d.C., si vedono ancora i segni della lavorazione.
Dopo Claudio ci furono 11 secoli di buio finché nell’800 fu il Principe Torlonia a far emergere completamente dal lago la Piana del Fucino.
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Le città lasciano scritta la loro storia su carta e su pietra, in particolar modo quest’ultima ha permesso di raccontarlo fin dai tempi più remoti; questo è successo anche per Pistoia dove non solo le mura, le case ed i palazzi sono testimoni dello sviluppo urbanistico, ma anche quella parte di città che è visibile nel sottosuolo possiede un enorme bagaglio di informazioni che documentano le origini di Pistoia, dalla sua Fondazione fino ai giorni nostri.
La Pistoia sotterranea si snoda in un percorso lungo circa 1.200 metri, dei quali circa 650 sono visitabili e accessibili anche a chi necessita di percorsi agevolati. Si tratta di una delle aree bonificate più lunghe della Toscana, risultato di una complessa opera di recupero e risanamento del sottosuolo.
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Molte delle persone che camminano per le vie medievali di Siena ed osservano le meraviglie artistiche ed architettoniche che la città offre, forse non sanno che al di sotto della città si snoda un interessante percorso sotterraneo di circa 25 km, un sistema ingegnoso di canali, costruito fin dal XII secolo per raccogliere le acque piovane dalle campagne e farle confluire a Siena, e che ancora oggi alimenta le fontane.
Questo sistema di tunnel chiamato “I Bottini” è visitabile da marzo a ottobre su prenotazione: i posti non sono molti ma l’emozione di calarsi nei panni di Indiana Jones nelle viscere di Siena è da provare!
Per informazioni: www.ladianasiena.it
A dire la verità Albertini è andato anche oltre: non solo consigli per la crescita turistica ma anche una donazione di 20mila euro da destinare interamente alla ricerca e all’espansione di Taranto Sotterranea.
La Regione Puglia ha già in animo di sposare il progetto di sviluppo turistico ipogeo ed ha già annunciato di voler realizzare, a sue spese, una mappatura dei siti sotterranei della città. Nel frattempo Albertini ha lasciato per qualche giorno la sua Napoli Sotterranea ed è andato proprio a Taranto, su invito del consigliere regionale Gianni Liviano per offrire il suo immenso contributo d’esperienza.
Il patron di Napoli Sotterranea è stato accolto con entusiasmo dagli operatori turistici e dai referenti dei siti ipogei di Taranto: Già conoscevo la città – ha detto Albertini – ma adesso ho scoperto che ci sono meraviglie nel sottosuolo che meritano di essere conosciute in tutto il mondo. Il mio impegno è di restare vicino al progetto fino al momento in cui diventerà operativo: la mia esperienza e la mia passione sono a disposizione di Taranto.
(fonte “Il Mattino” – 28 Luglio 2016)
Troupe di attori gira nei meravigliosi sotterranei teatini
Protagoniste dei film Rosalinda Celentano e Giorgia Wurth
(da il Centro del 4 novembre 2013)
L’ipogeo di via dei Tintori diventa set di un fantasy – Cronaca – il Centro_04 novembre 2013
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