In Via Gizzi, nelle vicinanze del Corso Marrucino, si trova uno dei siti più interessanti della Chieti sotterranea, tramite una breve galleria realizzata probabilmente nel periodo bellico si accede a un esteso ambiente ipogeo di 9 x 37 metri, che si sviluppa in senso perpendicolare rispetto al Corso. Questo ipogeo è composto da due grandi ambienti paralleli comunicanti tra loro mediante dieci archi ribassati.
La cisterna che ancora oggi presenta dell’acqua sul fondo serviva per la raccolta di acqua piovana e presenta una evidente pendenza in direzione delle condotte che portavano le acque a valle, verso il Corso Marrucino e successivamente in direzione del complesso termale.
Le volte e le pareti sono in opus caementicium che garantiva una efficiente impermeabilità e sulle pareti ancora oggi si possono osservare i vari livelli raggiunti dall’acqua nel tempo.
Durante la Seconda Guerra mondiale la cisterna romana di Via Gizzi divenne un rifugio antiaereo per la popolazione di Chieti per ripararsi dai bombardamenti.
Successivamente, a seguito di alcuni lavori realizzati per una galleria di servizi sul Corso Marrucino, la struttura originaria fu ridimensionata.
Infine, nel 1997, grazie agli interventi operati dall’associazione Speleo Club Chieti, questo ambiente ipogeo è stato riaperto.
Note: alla fine dell’800, sono stati rinvenuti diversi reperti all’interno di questa cisterna: teste marmoree, capitelli, varie colonne ed un frammento di lapide con l’iscrizione: “SER ASIN… CELERI…”, riferita probabilmente al console Servio Asinio Celere, nipote di Pollione, vissuto nel sec.I d.C.